RASSEGNA STAMPA
10° Gran Galà della Prevenzione
5 ottobre, 2024 - ore 21,00
Lecce - Teatro Politeama
La serata di sabato 5 ottobre, il Teatro di Tradizione Politeama Greco di Lecce, gremito in ogni ordine di posto, è stata la location ideale per il “10° Gran Galà della Prevenzione”. Un evento unico nel panorama nazionale poiché abbina divertimento e informazione scientifica in maniera soft e molto gradito anche da coloro che intervengono solo attratti dalla componente spettacolo dell’evento.
Il Prof. Schittulli, il Dott. Antonio Leo, direttore sanitario di Istituto Santa Chiara di Lecce ed il Prof. Bruno Pesucci, Direttore UOC Chirurgia Maxillo Facciale
dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo-Forlanini di Roma, durante la serata, sono stati premiati poiché personalità di spicco che hanno dedicato e dedicano la propria vita professionale a tutta la
comunità attraverso un impegno quotidiano nella ricerca e nell'adozione di avanzate tecnologie strumentali, che consentono di esaltare il valore della prevenzione.
Applausi unanimi e convinti hanno accompagnato le performance dei protagonisti, a detta di tutti, di altissimo livello professionale. Il progetto, nato nell’ormai lontano 2009, nell’edizione 2024
vede la parte scientifica nel congresso svoltosi dalla mattina a pomeriggio inoltrato dello stesso 5 ottobre, nel quale gli esperti hanno trattato due argomenti di grande interesse sociale quali “La
Chirurgia ultrasonica nella Chirurgia maxillo facciale e Chirurgia orale” e le “Patologie oncologiche del cavo orale”.
Premiato il Prof. Pesucci, sul palco sono stati richiamati tanto Martini quanto la Vantaggiato, che hanno salutato il Prof. Pesucci con affetto e riconoscenza per quanto riescono a fare nel suo
Reparto. Dopo la premiazione i tre premiati e Gianfranco Delle Rose in veste di moderatore, hanno proposto un breve ma interessantissimo talk-show dal quale sono emerse tre testimonianze indirizzate
a come attuare una corretta prevenzione, il prof. Schittulli nel campo oncologico, il dott. Leo nel campo delle patologie neurologiche dell’infanzia ed il Prof. Pesucci in quello odontoiatrico, i cui
interventi sono stati spesso interrotti dagli applausi.
19/09/2022 -Roma - Fonte: Topphysio.it
Intervento riuscito per il portiere Juan Musso, operato al Centro Medico di Eccellenza FIFA Villa Stuart dopo il brutto incidente avuto durante la partita Roma-Atalanta, giocata domenica
all’Olimpico. A causa di uno scontro accidentale avuto con il compagno di squadra Merith Demiral, il giocatore si è dovuto sottoporre a un’operazione chirurgica di riduzione e contenzione con placche
e viti di frattura scomposta del complesso orbitario/mascellare di destra.
Musso ha lasciato il campo con il volto tumefatto, ma vigile e dopo una notte sotto osservazione passata al Policlinico Gemelli, è stato operato. Tramite un comunicato stampa, l’Atalanta fa sapere che “l’intervento, effettuato presso la clinica Villa Stuart di Roma ed eseguito dal Prof. Bruno Andrea Pesucci e dal Dott. Vincenzo Marcelli, è perfettamente riuscito”.
Si tratta di due chirurghi rinomati e di esperienza: il Professor Bruno Andrea Pesucci, specializzato in Chirurgia Maxillo-Facciale, dal 1996 è referente dell’U.O. Chirurgia Maxillo-Facciale del Gruppo Interdisciplinare di Oncologia Cervico-Facciale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo di Roma. È inoltre parte attiva del Gruppo Microchirurgico Cervico-Cefalico coordinato dall’Istituto dei Tumori di Milano. Il Dottor Vincenzo Marcelli è invece uno specialista in Audiologia, con Dottorato di Ricerca in Fisiopatologia della Comunicazione Audioverbale.
Al San Camillo di Roma la prima ricostruzione mandibolare al mondo su un giovane affetto da tumore osseo.
Due le equipe coinvolte: quella di Chirurgia Maxillo Facciale, diretta dal professor Bruno Andrea Pesucci e l'equipe di Chirurgia degli arti, diretta dal professor Nicola Felici
Fonte: Agenzia Dire.it - 13.09.2022
Impossibilitato ad alimentarsi e costretto a terapie antibiotiche permanenti per ascessi continui un giovane di soli vent’anni è stato sottoposto ad un intervento che gli ha restituito una ‘nuova’ vita. La complessa operazione è stata il frutto di un lavoro sofisticato che ha visto scendere in campo diverse equipe. Per capirne di più l’agenzia di stampa Dire ha intervistato il professor Roberto Pistilli, Dirigente di primo livello di Chirurgia Maxillo-Facciale con incarico alta responsabilità presso la U.O.C. di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Azienda San Camillo- Forlanini di Roma.
– E’ stato eseguito dall’equipe del San Camillo-Forlanini il primo intervento al mondo di ricostruzione completa della mandibola su un paziente molto giovane affetto da tumore osseo. Può spiegare in parole semplici a chi ci legge la portata e l’innovatività di questo intervento?
“Si trattava di un tumore mandibolare che aveva determinato la perdita completa della mobilità e della capacità masticatoria del paziente, con la complicazione, di causargli episodi ascessuali
ripetuti non più risolvibili con la terapia antibiotica. E’ stato necessario perciò sostituire completamente questa mandibola e le sue cavità articolari. Ci sono casi descritti al mondo di
ricostruzione completa della mandibola con endoprotesi in titanio (che è il materiale biocompatibile per eccellenza) ma non esistono casi documentati di ricostruzione di entrambi le cavità
articolari. E tutto questo è stato possibile programmarlo al computer“.
– Un grande lavoro svolto da più equipe dell’ospedale romano. Può spiegare come è stata realizzata e a cosa è servita l’endoprotesi in titanio personalizzata?
“L’equipe coinvolte sono state due: quella di Chirurgia Maxillo Facciale, diretta dal professor Bruno Andrea Pesucci, che ha eseguito il tempo demolitivo ma anche l’intervento di posizionamento della
endoprotesi ma questo è stato possibile solo dopo che l’equipe di Chirurgia degli arti, diretta dal professor Nicola Felici, ha prelevato l’osso della fibula del paziente insieme alla sua arteria e
la sua vena collegando questi due vasi alla arteria e alla vena del collo. Questo collegamento, definito anastomosi, consente all’osso prelevato dalla gamba di mantenersi vitale. La nostra equipe di
Chirurgia Maxillo-Facciale ha poi suddiviso l’osso della fibula in tre vagoni, così si chiamano tre frammenti di osso, modellandoli a ferro di cavallo e stabilizzandoli al centro della endoprotesi.
Inoltre per realizzare l’endoprotesi si è resa necessaria una collaborazione con l’equipe di bioingegneri. In questo modo è stata progettata una mandibola totalmente in titanio con in più le due
cavità articolari a cui collegare la neomandibola. L’endoprotesi e’ stata pensata al computer rispettando le misure esatte della mandibola del paziente con la particolarità di prevedere una zona dove
andare a fissare l’innesto di osso, zona corrispondente ai denti che abbiamo dovuto estrarre”.
– Oggi il paziente sta bene e ha eseguito un protocollo di riabilitazione. Quanto è durato questo percorso di rieducazione?
“È durato più di un anno perché abbiamo dovuto attendere la completa guarigione di questo primo intervento ricostruttivo, avere la certezza di non avere complicazioni infettive e controllare che la
sua nuova mandibola si muovesse perfettamente consentendogli di riaprire finalmente la bocca. Successivamente sono stati inseriti sei impianti dentali nell’osso ricostruito, atteso la loro
integrazione abbiamo ricostruito la gengiva mancante per poi collegargli una protesi dentale tutta nuova. Quindi dopo poco più di un anno il giovane ragazzo è tornato a mangiare e a parlare
perfettamente”.
“Vorrei ricordare i colleghi che hanno contribuito ad ottenere tutto ciò- ha aggiunto Pistilli- Oltre al professor Pesucci ed al sottoscritto, i colleghi della Chirurgia Maxillo Facciale ed in particolare il dottor Flavio Andrea Govoni, il dottor Vincenzo Marcelli, il dottor Carlo Macro, il dottor Ikenna Aboh e tutta l’equipe di Chirurgia degli arti diretta dal Prof Nicola Felici ed in particolare il dottor Matteo Ornelli ed il dottor Pietro Delle Femmine. Un ulteriore ringraziamento al protesista che fa parte della mia squadra il dottor Fabrizio Lisotti insieme all’odontotecnico Giulio De Cinti ed alla equipe di bioingegneri della Osteogenics. Senza l’aiuto di tutti non si possono raggiungere tali risultati”.
Super stampanti 3D per protesi Hi Tech: ragazzo salvato da un tumore grazie alla sostituzione completa della mandibola. E' la prima volta al mondo!
Fonte: Il Messaggero del 20.04.2021
Roma - Lo storico intervento è stato, guidato dal Direttore Prof. Bruno Andrea Pesucci e portato a termine dagli specialisti della Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma.
Il paziente, un ragazzo di 20 anni affetto da una neoplasia benigna chiamata displasia fibrosa, non riusciva più a mangiare né a parlare senza provare dolori insopportabili.
Ora, grazie all’innovativa protesi in titanio, potrà tornare a una vita normale.
Mangiare e perfino parlare per Joan
Cuc era diventato dolorosissimo.
Ha solo 20
anni ma oltre un terzo della sua vita l’ha passato con una displasia
fibrosa, un tumore
aggressivo che gli aveva messo completamente fuori uso la mandibola.
Parlo al passato perché oggi Joan Cuc sta meglio. Gli esperti della Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale San Camillo sono riusciti a portare a termine un intervento
storico: per la prima
volta al mondo hanno effettuato una sostituzione
completa della mandibola grazie a una protesi innovativa
in titanio che
ha ridato al giovane di origini rumene una vita normale.
Joan Cuc è un ragazzo rumeno che vive nel nostro Paese da diversi anni. Gli stessi passati a convivere con
una neoplasia molto
aggressiva chiamata displasia fibrosa.
Sebbene sia considerato um tumore
benigno è una malattia molto rara che
provoca lo sviluppo di un tessuto
fibroso anomalo al
posto di un normale osso: con il tempo queste “anomalie” crescono e si espandono indebolendo il tessuto osseo circostante fino alla rottura o
alla deformazione.
Nel corso del tempo i medici hanno provato ad apportare delle piccole resezioni per
provare ad arrestare l’avanzata della neoplasia che, però, non ha voluto saperne di fermarsi.
Sulla protesi sono stati poi creati degli alloggiamenti dove
i chirurghi hanno eseguito un trapianto
d'osso prelevato dal suo stesso perone. Un sistema che, hanno spiegato i medici, avrebbe dato
al giovane la possibilità di fissare la protesi. Poi hanno isolato i muscoli e
collegato le fibre
muscolari alla protesi in modo da renderla perfettamente funzionante.
Joan nei prossimi mesi dovrà sottoporsi ad altri interventi per
avere anche dei denti nuovi e,
nel tempo, anche ad eventuali sostituzioni dei condili
mandibolari in caso di usura, dal momento che sono svitabili.
Ma il primo importante passo è stato fatto: ora Joan può correre verso una vita nuova.
(Fonte: Web)
di Valentina Arcovio
Un bel piatto fumante di rigatoni al sugo. Per il giovane Joan Cuc, 20 anni, è stato questo il vero banco di prova della sua nuovissima mandibola. Glielo ha portato la sua mamma in un cestino all'Ospedale San Camillo Forlanini di Roma, dove da settimane fa avanti e indietro con i suoi manicaretti. Alla prova della forchetta, la mandibola nuova di zecca che i medici e gli ingegneri clinici dell'ospedale romano hanno regalato a Joan non ha semplicemente fatto il suo dovere.
“Ma ha superato ogni nostra più entusiastica aspettativa”, racconta Bruno Pesucci, direttore dell’U.O.C di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, un vero e proprio luminare nel campo della chirurgia oncologica ricostruttiva. E' infatti Pesucci, 66 anni, milanese di origine, ma trapiantato a Roma da quasi 40 anni, che ha eseguito il primo intervento al mondo di sostituzione completa di una mandibola.
“Quando abbiamo iniziato a studiare e progettare la protesi e l'intervento non avevamo idea di quale sarebbe stato il risultato finale. In letteratura - continua -
non è stato documentato alcun lavoro simile al nostro. Nessuno prima di noi si era spinto oltre parziali ricostruzioni”. In questo caso il coraggio dei medici e del giovane paziente ha pagato. Oggi
Joan può finalmente avere una vita “normale”, senza rinunciare ai suoi piatti preferiti e senza dover sopportare atroci dolori mentre chiacchiera con gli altri.
Fino a pochi mesi fa, invece, il ragazzo di origini rumene, ma di adozione italiana ormai da tantissimi anni, conviveva con un “mostro” sulla faccia. Precisamente una displasia fibrosa. E' considerato un tumore benigno, ma che di “benigno” ha davvero ben poco.
“Questa neoplasia - spiega Pesucci - è molto aggressiva, colpisce le ossa che con il passare del tempo vengono invase da tessuto fibroso”. Il percorso di Joan è stato lungo. “La prima volta che lo visitai era il 2015, quando ancora il tumore non aveva raggiunto dimensioni troppo debilitanti”, racconta Pesucci. “Abbiamo iniziato a eseguire piccole resezioni, sperando di bloccare il processo di crescita della malattia. Ma - continua - così non è stato e allora abbiamo cominciato a pensare a soluzioni più complesse”. Da qui l'idea di tentare quello che nessuno prima d'ora aveva mai fatto: una sostituzione completa della mandibola con una protesi. “Grazie al lavoro dei nostri ingegneri - riferisce Pesucci - è stato possibile progettare una 'copia' perfetta della mandibola del paziente in titanio. Un sofisticato software ci ha permesso di progettarla su misura del giovane paziente e con la stampante 3D siamo riusciti a 'darle vita'”. Ma non è finita qui. “Su questa protesi - spiega il chirurgo - abbiamo creato specifici alloggi dove abbiamo eseguito un trapianto d'osso prelevato dal perone dello stesso paziente”. La parte più difficile è stata quella di creare un sistema muscolare e articolare in modo da rendere quella protesi rigida perfettamente funzionante. “Abbiamo isolato i muscoli - spiega Pesucci - e abbiamo collegato le fibre muscolari con la protesi”.
Una procedura certosina, ma che alla fine ha dato i suoi frutti. “Lo scorso 25 febbraio abbiamo eseguito l'intervento”, racconta Pesucci. “Il paziente è stato poi
ricoverato - prosegue - in terapia intensiva dove sono trascorse le prime settimane più complicate”. Molti i dubbi e le paure. Le stesse che si hanno prima di superare una qualsiasi nuova frontiera.
“Non sapevamo cosa aspettarci esattamente”, ammette Pesucci. Ma poco meno di un mese dopo, nonostante l'enorme prudenza dei medici, è cominciato a essere chiaro che l'intervento ha avuto successo. Un
gran successo, oltre ogni più rosea aspettativa. A differenza dei suoi medici, Joan sembra non aver mai dubitato di quello che sarebbe stato il risultato finale. "Lui e i suoi genitori si sono
affidati e fidati di noi da subito", sottolinea Pesucci. E ora la famiglia Cuc è profondamente grata ai medici ed è felicissima della scelta coraggiosa fatta. “La signora Cuc - racconta il chirurgo -
viene a trovarmi un giorno sì e un giorno no, quando porta i pasti a suo figlio e continua sempre a ringraziarmi. E' felice che l'incubo di suo figlio, che poi era anche il suo, sia finalmente
finito”.
Tuttavia, il lavoro di “rinascita” di Juan non è ancora finito. Fra 4-5 mesi il giovane paziente verrà sottoposto a 4-5 impianti che gli consentiranno di avere anche denti completamente nuovi con cui gustare i prelibati piatti della sua mamma. Insomma, manca la ciliegina sulla torta. Quanto durerà la sua nuova mandibola è difficile dirlo visto che non ci sono precedenti. “Forse 10 o 20 anni oppure tutta la vita, non lo sappiamo”, dice Pesucci che comunque ha già pensato a ogni evenienza, anche quella negativa. “Per questo le due teste del condilo mandibolare che abbiamo progettato sono 'svitabili' e, nel caso di usura della protesi, possiamo facilmente sostituirla con una nuova”, dice il chirurgo.
Un'eventualità remota, considerato che il titanio difficilmente si consuma.
Ora i medici e gli ingegneri coinvolti nell'impresa stanno mettendo nero su bianco il loro lavoro che presto verrà pubblicato su una rivista scientifica e che magari servirà a regalare una vita nuova a quanti hanno problemi simili a quello di Joan.
Frattura del centrocampista della Roma, Lorenzo Pellegrini, Prof. Pesucci: "Ha perso molto sangue, si era formato un ematoma e con l’intervento abbiamo ridotto la frattura" - 28.08.2020
Frattura Dzeko, Prof. Pesucci: “3-4 settimane per il recupero. Ci vuole cautela” - 12.10.2019
“Ha perso molto sangue, si era formato un ematoma e con l’intervento abbiamo ridotto la frattura. Adesso ha i tamponi dentro le fosse nasali, è stato applicato uno splint protettivo sopra la piramide nasale per proteggere le ossa. I tamponi di tolgono venerdì, lunedì sarà rimosso anche lo splint. A quel punto il giocatore potrà riprendere un’attività atletica tranquilla. Potrà giocare con una maschera protettiva più piccola rispetto a quella di Dzeko, che copriva l’orbita oculare. La società deciderà quando farlo rientrare, il 6 agosto potrebbe giocare con la maschera, ma siamo proprio al limite. In un primo momento si pensava che già in serata potesse tornare a casa, invece avvertiva ancora molto dolore e quindi è rimasto sotto osservazione e domani mattina (oggi, ndr) tornerà tranquillamente a casa“.
Bruno Pesucci, il chirurgo maxillo facciale che ha operato Edin Dzeko, ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport. Queste le sue dichiarazioni: “Si è trattato di una brutta frattura. Inizialmente sembrava rotto soltanto l’arco zigomatico, ma poi abbiamo riscontrato anche una frattura al margine inferiore dell’orbita dell’occhio destro. E’ stato necessario fare un intervento di osteosintesi, con l’utilizzo di una placca fissata da viti per stabilizzare l’orbita. Solo così si poteva contenere la frattura dell’arco zigomatico. La maschera? In carbonio, è leggera, protegge la zona, ma per un trauma così importante la maschera potrebbe non essere sufficiente. Per consolidare un osso ci vogliono tre o quattro settimane, il recupero definitivo avviene dopo venti giorni. Meglio andarci cauti, in questi casi non bisogna avere fretta” (Fonte: corrieregiallorosso.com)
Traumi, Sos motocicletta - "Sulle strade troppe vittime"
Un quarto dei sinistri in Italia riguarda le due ruote. L'allarme nell'ultimo rapporto Oms ed europeo. L'aumento degli incidenti segue l'accresciuta presenza delle grosse cilindrate. Gli esperti avvertono: "Serve maggiore consapevolezza dei pericoli"
ROMA - Bella e pericolosa, la moto è da maneggiare con cura. In Italia ogni sei ore muore un centauro. Insieme al pedone è l'utente più debole della
strada. Il Rapporto sulla prevenzione degli incidenti stradali pubblicato da Oms e Banca mondiale sottolinea come il 50% delle vittime riguardi guidatori delle due ruote. D'altra parte il report più
recente sui sinistri stradali presentato a Bruxelles dall'European Transport Safety Council (Etsc) evidenzia un generale calo in Europa degli incidenti che coinvolgono i motorini e gli scooter, ma
non altrettanto le moto, unica tipologia di mezzo sulla quale istituzioni e autorità preposte alla sicurezza stradale non riescono ad incidere più di tanto.
I sinistri su due ruote sono il 19% del totale europeo delle vittime su strada, con oltre 6.300 morti nel 2009, per le sole moto il 15% dei decessi totali per non più del 2% dei chilometri percorsi.
"Il nostro Paese detiene purtroppo il primato con un 25% di incidenti su moto e il 23% dei decessi - afferma Alessio Pitidis, direttore del reparto ambiente e traumi dell'Istituto superiore di
sanità (Iss) - il fenomeno è legato alla diminuzione dei motorini circolanti, dimezzati o quasi nell'ultimo decennio, e all'aumento delle moto di grossa cilindrata passate da due milioni e mezzo a
sei milioni nello stesso arco di tempo. Sono pure cambiati gli utenti, prima andavano in moto i ventenni-trentenni adesso a questi si è aggiunta la fascia dei quarantenni e ultra cinquantenni".
Nonostante l'abitudine di indossare il casco sia ormai molto diffusa tra i motociclisti e nonostante l'introduzione della patente a punti, sulle moto si muore cinque volte di più rispetto agli altri
veicoli: nel 2009 si sono registrati 1124 decessi, 22.480 ricoveri ospedalieri, 258.000 accessi al Pronto soccorso.
"Il casco integrale ha ridotto le morti sul colpo e ha limitato le lesioni vertebrali alte, ma non i danni e gli esiti gravi - sottolinea Bruno Pesucci,
primario dell'U. O. chirurgia maxillo-facciale del San Camillo di Roma, uno dei tre centri di riferimento regionale per le emergenze della strada - il distretto cranio-facciale è quello più colpito
da fratture, isolate o più spesso multiple, craniche, mandibolari, mascellari, orbitali cui si aggiungono contusioni, abrasioni cutanee, emorragie interne e fratture degli arti".
La moto affascina, costa meno, si utilizza per lunghi percorsi e, soprattutto, è veloce. Ma guidarla richiede esperienza e perfette condizioni fisiche. "Il centauro esposto all'ambiente deve essere
in continuo stato di allerta - dice Sergio Garbarino del Dipartimento di neuroscienze dell'Università di Genova - l'errore umano è la prima causa di incidenti, ma la colpa solo nel 37% dei casi è del
motociclista per velocità o riduzione della vigilanza, nella metà dei casi è dovuta ad altri veicoli e nel 13% alle condizioni ambientali".
Sono auto e camion i peggiori nemici delle moto. Tuttavia l'inerzia delle istituzioni è evidente. "Mancano leggi, non c'è sensibilizzazione, conseguire la patente A o la A superiore è quasi banale e
la consapevolezza del rischio è bassa - sottolinea Garbarino - nessuno spiega come andare in moto e guidare in città o in autostrada, un tempo avere la moto significava aderire a un certo stile di
vita, mentre oggi la si acquista potente per arrivare prima a lavoro".
Secondo uno studio dell'Istituto superiore di sanità per ogni punto di incremento dell'utilizzo del casco integrale in moto il risparmio socio-sanitario ammonterebbe a circa 13 milioni di euro
l'anno. Il casco integrale omologato da solo non è sufficiente a garantire la sicurezza passiva: in moto bisogna proteggersi con un abbigliamento adatto, sandali e bermuda vanno lasciati a casa.
Mariapaola Salmi
(FONTE: La Repubblica del 21.06.2011)
(ASAPS), 28 giugno 2011- Affascinante e pericolosa, la moto rimane un oggetto del desiderio da maneggiare con cura. Almeno a guardare il Rapporto sulla prevenzione degli incidenti stradali pubblicato da Oms e Banca mondiale che evidenzia come il 50% delle vittime coinvolte in sinistri stradali siano proprio motociclisti e ciclomotoristi.
Il 19% del totale europeo delle vittime su strada è composto da amanti delle 2 ruote, e nel solo 2009 si sono registrati oltre 6mila e 300 morti, il 15% delle quali ha riguardato proprio i conducenti di moto. In Italia la situazione è da bollino rosso. Nel nostro Paese infatti un quarto degli incidenti coinvolge proprio le moto e il 23% dei decessi che ogni anno avvengono sulle strade, ha per protagonisti i centauri.
A determinare il preoccupante fenomeno, la diminuzione dei motorini circolanti, quasi dimezzati negli ultimi 10 anni, l’aumento delle moto di grossa cilindrata, passate da 2 milioni e mezzo a 6 nello stesso arco di tempo, e l’ingresso nel mondo degli appassionati delle due ruote, di una nuova fascia anagrafica di utenti costituita da quarantenni e cinquantenni.
A confermare l’allarme anche il report più recente sui sinistri stradali presentato a Bruxelles dall’European Transport Safety Council (Etsc) che ha evidenziato un generale calo in Europa degli incidenti che coinvolgono i motorini e gli scooter, ma non altrettanto le moto.
Per questo gli esperti avvertono: "Serve maggiore consapevolezza dei pericoli". Secondo Alessio Pitidis, direttore del reparto ambiente e traumi dell’Istituto superiore di sanità (Iss)," Nonostante l’obbligo di indossare il casco sia diventata un’abitudine ormai diffusa tra i motociclisti e nonostante l’introduzione della patente a punti, sulle moto si muore cinque volte di più rispetto agli altri veicoli”. Nel 2009 in Italia, si sono registrati infatti 1124 decessi, 22mila 480 ricoveri ospedalieri, 258mila accessi al Pronto soccorso. "Il casco integrale ha ridotto le morti sul colpo e ha limitato le lesioni vertebrali alte, ma non i danni e gli esiti gravi - tiene a sottolineare Bruno Pesucci, primario dell’U. O. chirurgia maxillo-facciale del San Camillo di Roma, uno dei tre centri di riferimento regionale per le emergenze della strada - il distretto cranio-facciale è quello più colpito da fratture, isolate o più spesso multiple, craniche, mandibolari, mascellari, orbitali cui si aggiungono contusioni, abrasioni cutanee, emorragie interne e fratture degli arti". Per questo motivo oltre ad indossare il casco integrale è fondamentale che chi viaggia in moto sia protetto da un abbigliamento adatto.
La moto affascina, costa meno di un auto, si utilizza per lunghi percorsi e, soprattutto, è veloce. Ma per guidarla sono necessari esperienza e perfette condizioni fisiche. Il centauro infatti viaggia in un continuo stato d’allerta e deve reagire in pochi secondi a stimoli molteplici e improvvisi. Tuttavia, anche se l’errore umano è la prima causa di incidenti, solo nel 37% dei casi la colpa è del motociclista. Nella maggior parte dei sinistri la responsabilità è dovuta ad altri veicoli e nel 13% dei casi alle condizioni ambientali. (Fonte: ASAPS)